Una storia, quella della nuova frontiera delle Iptv illegali, raccontata da ilfattoquotidiano.it lo scorso 5 febbraio.
Sono 241 le persone coinvolte nell’operazione “Prima visione”: c’è chi aveva architettato la truffa, uno uomo spezzino con una “vasta rete ramificata su tutto il territorio nazionale” e “in possesso di un sofisticato sistema software e articolati apparati hardware – scrivono le Fiamme Gialle – in grado di captare e veicolare illecitamente il segnale criptato emesso da Sky eMediaset, per fornirlo direttamente presso l’abitazione di altri soggetti suoi clienti”. Ma c’è anche chi aveva pagato 20 euro per poter vedere – anche direttamente sul pc – fino a 1600 canali delle pay-tv: sono 240 le persone identificate e denunciate da 23 diverse procure in 12 regioni per la violazione del diritto d’autore. Rischiano fino a 3 anni di reclusione e 25mila euro di multa. La mente della truffa rischia invece una condanna fino a 4 anni perché gli viene contestata la frode con “fini di lucro”.
La Guardia di Finanza ha infatti calcolato che lo spezzino aveva accumulato in otto mesi circa 50mila euro di illeciti profitti arrecando un danno economico a Sky e Mediaset di quasi mezzo milione di euro.
Zero schede, nessun decoder né buffering, immagini sgranate o fastidiosi pop-up come accade sui siti di streaming gratis. Come aveva spiegato Il Fatto, bastava un contatto su Skype e unaricarica anonima eseguita presso un qualsiasi tabaccaio conPaysafecard. Una volta incassata la cifra pattuita, il fornitore del servizio illegale inviava una playlist da aprire con un semplicesoftware come VLC. Serie A, la Champions League, news: tutto comodamente sul divano, compresi i film usciti in sala pochi mesi prima e disponibili solo a pagamento perfino agli abbonati della tv di Murdoch. Niente era precluso ai clienti dello spezzino come di alcuni altri soggetti che, anche a prezzi più bassi, offrono l’ingresso in un mondo da teledipendenti tanto comodo quanto illegale. Secondo l’attività investigativa, la sorgente dei segnali criptati “sarebbe ubicata in alcuni server dislocati sul territorio francese” e le indagini, che si sono avvalse anche dell’ausilio dei consulenti informatici di Sky e Mediaset, “stanno proseguendo nell’ottica di un coordinamento info-investigativo trans-frontaliero”.
di Andrea Tundo e Michele Chicco
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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