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Facebook arriva in Borsa

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    5 miliardi di dollari: con questa offerta di base ieri sera Mark Zuckerberg ha scritto la pagina più importante della storia delle aziende della Silicon Valley a Wall Street. A otto anni dalla sua nascita, il social network Facebook ha messo un piede nella borsa newyorkese e nel mese di maggio inizierà a far alzare le palette dei trepidanti azionisti (ecco i documenti depositati ieri). E proprio per questo il numero di febbraio di Wired Italia in edicola ripercorre le gesta di Zuckerberg e della sua creatura. Per riflettere sull'entità dell'attesa Ipo, ci siamo rivolti ad Andrea Rangone, responsabile degli Osservatori Ict del Politecnico di Milano.

    Non sono i 10 miliardi che qualcuno attendeva, ma sono comunque un sacco di soldi…

    "La cifra è effettivamente stratosferica, ma non dobbiamo considerare Facebook come un social network o come una mega applicazione. E' un nuovo modo di concepire Internet, che si contrappone a quel concetto search-centrico che ha dominato gli ultimi dieci anni. Eravamo abituati, se dovevamo cercare un ristorante, un articolo su un determinato argomento o organizzare una vacanza, a interrogare Google e a esplorare la lista che propone. Oggi con Facebook la porta d'accesso alla Rete è l'ecosistema relazionale che ciascuno di noi crea nel mondo virtuale: se ho bisogno di qualcosa chiedo consiglio ai miei contatti. Nel primo caso cerco le informazioni in maniera asettica e acontestualizzata rispetto alle mie relazioni, con Facebook arrivo a soddisfare la mia esigenza basandomi sui consigli altrui. Non si è quotato Facebook: si è quotata la Internet dei prossimi dieci anni".

    Google è in questo senso già corso ai ripari con il lancio di Google+ e l'integrazione dello stesso nella ricerca.

    "Stanno cercando di non perdersi, hanno capito che il patrimonio delle relazioni non può esulare dal loro business. Nella loro concezione della ricerca si era persa la dimensione umana: l'hanno capito e hanno iniziato una battaglia (con Facebook, nda) che vedrà una spartizione del mercato. Bisogna vedere se sarà un 50 e 50 o un 90 e 10. L'esempio di Bing di Microsoft insegna che arrivare secondi non è facile, ma ritengo che Google faccia bene a giocare questa partita. Se la giocherà sul campo, sporcandosi le mani ed eventualmente imparando dal fallimento. Non si tratta di mettere in piedi un clone di Facebook, ma piuttosto di aprirsi a opzioni strategiche future e dare vita a una formula ibrida e innovativa".

    Torniamo a parlare di Facebook e di soldi: le aspettative non sono eccessive per un modello di business basato quasi interamente sulla pubblicità?

    "Se pensiamo a Facebook come a un mega sito che guadagnerà solo con le sponsorizzazioni e con i credits sì, ragionando nell'ottica della nuova Internet valutarne il valore potenziale è praticamente impossibile. Si pensi ad Amazon: quando è sbarcato in borsa 13 anni fa ci si chiedeva come facesse un sito che vendeva a libri ad avere una quotazione simile. Ma non era solo un book shop, era una nuova piattaforma digitale che ha subito abbracciato altri settori merceologici, ha capito come sfruttare la digitalizzazione dei libri e ha lanciato l'ebook reader. Lo stesso vale per Google, continua a guadagnare tantissimo con la pubblicità online, ma è stato capace di mettere le mani sul 50% del mercato dei sistemi operativi mobili, ha comprato Motorola e si sta lanciando nel settore dei pagamenti mobili. Lo stesso farà Facebook, creerà un ecosistema al di là del singolo business. Si tratta di una scommessa finanziaria, il rischio è elevato, ma bisogna giocarselo".

    E noi? Quanto valiamo? Quando vale il nostro profilo?

    "Più o meno 100 dollari. Non so se si possa considerare tale il valore effettivo, ma matematicamente è così".

    fonte: wired
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