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    "Ricordando Margherita Hack", Trieste celebra l'astrofisica a 5 anni dalla scomparsa

    Eventi, laboratori e conferenze, Trieste ricorda l'astrofisica fiorentina a cinque anni dalla sua scomparsa



    Una vita intera passata a scrutare le stelle per tentare di carpirne i segreti e analizzare l’essenza stessa dell’universo. Margherita Hack è stata un’astrofisica tra le più importanti al mondo, orgoglio della ricerca scientifica italiana. Di lei Maria Luisa Agnese ha detto: “Fulgida figura di astrofisica, donna di granitica fattura, autonoma, indipendente, incarnazione del libero pensatore”. Parole che sintetizzano al meglio la vita passata dalla scienziata fiorentina al servizio delle ricerca e della scienza.
    La sua scomparsa, avvenuta nel 2013, ha lasciato un grande vuoto nel mondo accademico italiano, ma è dalla profonda e preziosa eredità dei suoi studi che le nuove generazioni di ricercatori potranno arricchire il panorama scientifico internazionale di nozioni e scoperte di grande valore.
    A cinque anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 29 giugno del 2013, Trieste organizza una manifestazione che ruota tutta attorno alla figura della scienziata fiorentina con una serie di incontri, laboratori e conferenze che per due settimane, fino al 30 giugno, ripercorrono la fulgida carriera dell’astrofisica.
    Gli eventi sono gratuiti e aperti a tutti, pensati sia per gli appassionati più maturi che per le nuove leve che si affacciano per la prima volta al mondo dell’astrofisica. Osservazione delle stelle presso l’Osservatorio Astronomico di Basovizza, conferenze, laboratori per famiglie e appuntamenti dedicati completamente ai più piccini, come l’evento “Perché le stelle non ci cadono in testa?” Da non perdere anche l’evento finale, organizzato per il 30 giugno, che unisce l’osservazione delle stelle allo spettacolo della Kannon Dance “Sotto una cupola di stelle”.

    Il legame tra Margherita Hack e Trieste è sempre stato speciale: arrivò nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia nel 1964 per insegnare astrofisica all’università e da quella data, fino al 2013, non lasciò mai più la città. Fu proprio qui che le venne conferito l’incarico di dirigere l’osservatorio astronomico della città, prima donna italiana a ottenere questo privilegio.
    Nel corso degli anni, con passione e dedizione, riuscì a trasformare quello che era il fanalino di coda degli osservatori italiani in un’eccellenza. Non si perse d’animo tra strumenti scientifici modesti e lo scarso personale a sua disposizione. Si rimboccò le maniche bandendo concorsi per assumere ricercatori che poi nel corso degli anni hanno portato avanti i suoi studi.
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