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Nessuna Festa per 3 milioni di italiani

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    Nessuna Festa per 3 milioni di italiani

    Sono i disoccupati che oggi non hanno nulla da festeggiare. Cgia: Italia fanalino di coda della Ue. Il Sud fa peggio della Grecia INAIL Muoiono tre lavoratori al giorno




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    A festeggiare il 1° maggio non ci saranno i 3 milioni di disoccupati, i 14 milioni di inattivi e gli 850 mila giovani tra i 24 e i 34 anni che non hanno un impiego. Per costoro la Festa del Lavoro ha un sapore amaro. Una ricorrenza che sempre più acquista un significato retorico. Anche se il governo continua a commentare, come un grande risultato, il calo dello 0,3% dei senza lavoro, il tema del mercato del lavoro continua ad essere al primo posto tra le emergenze. Anche perchè a dispetto delle varie misure per rilanciare l’occupazione, non si vede una vera svolta. Il Jobs Act in particolare, propagandato come la medicina al precariato si sta rivelando poco efficace. A marzo, secondo gli ultimi dati dell’Istat i lavoratori a termine sono saliti dell’1,5% mentre il meccanismo dei voucher sta diventando la nuova formula di assunzione precaria.


    Conti alla mano la Cgia ha stimato che a festeggiare il 1° maggio saranno circa 22 milioni e 500 mila italiani (lavoratori dipendenti più autonomi). Questa cifra colloca l’Italia in fondo alla graduatoria, per livelli occupazionali, dei 28 paesi dell'Unione europea. Solo la Croazia (55,8%) e la Grecia (50,8%) presentano un tasso di occupazione più basso del nostro (56,3%). Questo tasso, ricordano dalla Cgia, è ottenuto rapportando il numero degli occupati presenti in un determinato territorio e la popolazione in età lavorativa tra i 15 e i 64 anni. In buona sostanza, questo indice consente di misurare il livello di occupazione presente in una nazione. Al netto di disoccupati, scoraggiati e inattivi emerge che in Italia la platea degli occupati registra un gap di 17,7 punti percentuali con la Germania, di 16,4 punti con il Regno Unito e di 7,9 punti con la Francia. «Quando analizziamo i dati riferiti al mercato del lavoro - esordisce il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - l'attenzione è quasi sempre rivolta all'andamento del tasso di disoccupazione. In realtà il tasso di occupazione è più importante, perchè lega questo indice a doppio filo con il livello di produzione di ricchezza di un'area. In altre parole, tra il numero di occupati e la ricchezza prodotta in un determinato territorio c'è un rapporto diretto. Al crescere dell'uno, aumenta anche l'altra». Se dal confronto con il tasso di occupazione medio dell'Unione europea il nostro paese sconta un differenziale di 9,3 punti percentuali, nel tasso di occupazione femminile (pari in Italia al 47,2 per cento) lo scarto con la media Ue è di 13,2 punti, mentre in quello giovanile (attestatosi nel 2015 al 15,6 per cento), è di 17,5 punti percentuali. A livello territoriale è il Mezzogiorno a presentare le maggiori difficoltà. Quasi tutte le regioni registrano un tasso di occupazione inferiore addirittura a quello greco: la Sardegna, ad esempio, presenta 0,7 punti percentuali in meno rispetto al dato medio di Atene, il Molise 1,4, la Basilicata 1,6, la Puglia 7,5, la Sicilia 10,8, la Campania 11,2 e la Calabria 11,9.


    Dall'inizio della crisi (2008) al 2015 sono andati persi 625.600 posti di lavoro, anche se tra il 2014 e il 2015 se ne sono recuperati circa 186.000. Calabria (- 11,9 per cento), Molise (-9,7 per cento), Sicilia (-8,5 per cento) e Puglia (-8,4 per cento) sono le regioni dove la contrazione del numero degli occupati è stata la più preoccupante in questi 8 anni. Il lavoro nero continua ad essere una piaga. I lavoratori non dichiarati sono poco più di 3,1 milioni di unità. Quest'ultima categoria è composta da dopolavoristi, da pensionati, da disoccupati, da cassaintegrati e da una buona parte di persone che non ha un posto di lavoro e ha deciso di non cercare più un'occupazione regolare. .
  • #2

    Re: Nessuna Festa per 3 milioni di italiani

    è poi ci preoccupiamo x quelli che arrivano da altri paesi quando ancora qui noi italiani muoriamo di fame.
    ( povera italia )

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