I «dati sensibili carpiti in Italia sono letteralmente milioni». Così l'account Facebook di «Una vita da social», la campagna educativa itinerante della Polizia di Stato e del Ministero dell'Istruzione, torna a denunciare la catena di messaggi truffa segnalata da utenti italiani di WhatsApp. Messaggi che, con la scusa di finti buoni sconto di note catene di abbigliamento, portano gli utenti ad abbonarsi a costosi servizi e contenuti «mobili». Simili a quelli che invece propinano finte estrazioni di iPhone per condurre utenti su link pericolosi. Da questo meccanismo si dissocia anche l'Associazione dei fornitori di servizi e contenuti (AssoCSP) che definisce questi messaggi «pratiche scorrette nei confronti del consumatore per l'abbonamento a servizi a valore aggiunto». «Non siamo certo di fronte al primo caso di comunicazione ingannevole veicolata su web, instant messaging o social network che, catturata l'attenzione dell'ignaro utente, propone poi una pagina di sottoscrizione di servizi in abbonamento con addebito sul proprio conto telefonico», afferma in una nota Raffaele Rossetti, presidente di AssoCSP. «Fortunatamente, il flusso introdotto ad ottobre 2015, che prevede un doppio click di conferma in due diversi momenti da parte dell'utente per sottoscrivere un servizio, ha impedito il dilagare del fenomeno, limitandone fortemente l'impatto negativo». Il messaggio in questione contiene un link che chiede gli utenti a rispondere a un breve sondaggio, poi li invita a inoltrare il test ad altri contatti (almeno 10) e una volta inseriti i contatti richiesti, l'utente visualizza una pagina che lo avvisa che i buoni sconto sono esauriti. Così viene indirizzato a una pagina nella quale gli viene proposta la sottoscrizione di un servizio in abbonamento.
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Whatsapp, l'allerta della polizia
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fonte messaggero
I «dati sensibili carpiti in Italia sono letteralmente milioni». Così l'account Facebook di «Una vita da social», la campagna educativa itinerante della Polizia di Stato e del Ministero dell'Istruzione, torna a denunciare la catena di messaggi truffa segnalata da utenti italiani di WhatsApp. Messaggi che, con la scusa di finti buoni sconto di note catene di abbigliamento, portano gli utenti ad abbonarsi a costosi servizi e contenuti «mobili». Simili a quelli che invece propinano finte estrazioni di iPhone per condurre utenti su link pericolosi. Da questo meccanismo si dissocia anche l'Associazione dei fornitori di servizi e contenuti (AssoCSP) che definisce questi messaggi «pratiche scorrette nei confronti del consumatore per l'abbonamento a servizi a valore aggiunto». «Non siamo certo di fronte al primo caso di comunicazione ingannevole veicolata su web, instant messaging o social network che, catturata l'attenzione dell'ignaro utente, propone poi una pagina di sottoscrizione di servizi in abbonamento con addebito sul proprio conto telefonico», afferma in una nota Raffaele Rossetti, presidente di AssoCSP. «Fortunatamente, il flusso introdotto ad ottobre 2015, che prevede un doppio click di conferma in due diversi momenti da parte dell'utente per sottoscrivere un servizio, ha impedito il dilagare del fenomeno, limitandone fortemente l'impatto negativo». Il messaggio in questione contiene un link che chiede gli utenti a rispondere a un breve sondaggio, poi li invita a inoltrare il test ad altri contatti (almeno 10) e una volta inseriti i contatti richiesti, l'utente visualizza una pagina che lo avvisa che i buoni sconto sono esauriti. Così viene indirizzato a una pagina nella quale gli viene proposta la sottoscrizione di un servizio in abbonamento.Tag: Nessuno