L'operazione #Shelter si è concentrata sul sito www.altadefinizione.tv, approntato per mettere a disposizione opere audiovisive caricate in alta qualità, senza l'autorizzazione dei detentori dei diritti: la Guardia di Finanza di Lecco lo ha definito "la più grande piattaforma italiana di streaming" e ritiene che l'inibizione degli accessi decretata a seguito delle indagini abbia "generato un autentico black out sulla rete". Le Fiamme Gialle stimano che potesse vantare 115mila visite giornaliere e che garantisse "un illecito guadagno di circa mille dollari (sic) al giorno", generato dall'advertising.
Altadefinizione.tv, su cui campeggia ora il logo della Fiamme Gialle, non è che la più recente incarnazione di filmstream.me, che al momento risulta indisponibile: filmstream.me è stato di recente investito da un procedimento aperto da RTI in seno ad AGCOM, conclusosi con una archiviazione determinata dall'accoglimento della richiesta di rimozione della maggior parte dei file ospitati dalla piattaforma.
La struttura, pressoché identica per i due siti, poggia sui servizi di hosting di CloudFlare, e il servizio è stato gestito con particolare attenzione all'anonimato dei propri gestori: "utilizzava particolari sistemi che permettono di rendere complesso individuare la reale ubicazione dei server ospitanti - spiega la GdF, che ha collaborato con FAPAV e FPM per ricostruire l'architettura del sito - da qui le difficoltà incontrate dai finanzieri nell'individuazione del responsabile che, per non lasciare tracce virtuali che potessero ricondurre a lui, ha utilizzato anche documenti di soggetti estranei alla vicenda e connessioni "protette"".
L'admin individuato è un pregiudicato milanese: ora le autorità stanno operando per quantificare i proventi illeciti.
Se la Guardia di Finanza di Lecco si è concentrata su un unico sito, il Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l'Editoria delle Fiamme Gialle ha comunicato di aver portato a termine un'operazione di vasta portata che ha coinvolto 19 siti, definiti "edicole on line". Non è ancora dato sapere quali siano i siti sottoposti a sequestro (Punto Informatico è in attesa di chiarimenti in merito da parte delle Fiamme Gialle), ma l'azione, per l'ambito e per le dimensioni, sembra ricalcare quella che nel 2013 è culminata con il sequestro di 12 siti e di un'applicazione che operavano con le stesse dinamiche ai danni degli editori. Condotta su delega della Procura della Repubblica e del G.I.P. del Tribunale di Roma, con la collaborazione di FIEG e di alcune testate giornalistiche nazionali, l'operazione Black press review si è nutrita di "pedinamenti digitali" che hanno consentito di "identificare il percorso della copia digitale del giornale", dalla fonte al sito che lo metteva a disposizione senza l'autorizzazione degli editori.
Le Fiamme Gialle riferiscono di aver identificato "alcuni hacker" che solevano agire ancor prima che il giornale venisse consegnato alle rotative, "forzando i sistemi informatici delle imprese editrici", precisa FIEG: "attraverso complesse procedure tecniche - spiega la Guardia di Finanza - acquisivano indebitamente la copia digitale del giornale appena realizzato dai vari quotidiani e non ancora mandato in stampa, per appostarlo sulle edicole illegali". Il modello di business dei siti nel mirino della autorità, localizzati su server italiani ed esteri (Repubblica Ceca, Russia, Moldavia, Svizzera e Stati Uniti), si basa sulla pubblicità: le indagini della Guardia di Finanza sono state avviate trasversalmente, proprio per "ricostruire il flusso delle risorse generate dalla pubblicità appostata sulle edicole illegali", così da individuare, come avvenuto in precedenza, un numero cospicuo di soggetti che lucrino su questi meccanismi, direttamente e indirettamente. Fra questi soggetti figura anche una agenzia che opera nell'ambito delle rassegne stampa, con l'abitudine ad attingere alle risorse illegali per compilare il proprio prodotto.
La Guardia di Finanza, dopo il plauso del governo, sta ora conducendo "interventi presso primarie aziende nazionali, che risultano aver affidato ai siti pirata la propria pubblicità". Lo scorso anno, nel mese di giugno, gli operatori dell'advertising hanno trovato un accordo con FAPAV e FPM per fare terra bruciata intorno al business dell'illecito, nel tentativo di negare ogni sostentamento pubblicitario ai siti che agiscano in violazione del diritto d'autore: gli interventi delle Fiamme Gialle saranno ora volti a "verificare la posizione delle agenzie di raccolta pubblicitaria su internet" coinvolte.
fonte: punto-informatico.it