PLAY FOTO Charlie Hebdo, la caccia ai killer nel dipartimento di Senna e Marna
Sono stati uccisi i killer del Charlie Hebdo. Il blitz delle teste di cuoio a Dammartin-en-Goele, nella tipografia dove erano asserragliati i fratelli Kouachi si è concluso anche con il salvataggio dell'ostaggio.
La tv francese ha trasmesso le immagini in diretta: fumo, raffiche ed esplosioni.
La gendarmeria smentisce che al momento ci siano vittime nello scontro a fuoco con i fratelli Cherif e Said Kouachi, sospettati della strage al giornale satirico Charlie Hebdo, costato la vita di 12 persone. Diversi media avevano parlato di 2 morti e 20 feriti. Il fitto scambio di colpi di arma da fuoco, secondo quanto si apprende, è avvenuto prima delle 9 in località Dammartin-en-Goele, nel dipartimento della Seine-et-Marne, 45 chilometri a est di Parigi.
fonte messaggiero
La lunga fuga dei due terroristi che hanno compiuto la strage a Charlie Hebdo è dunque finita in una piccola tipografia di Damamrtin-en-Goele, a nord-est di Parigi. Ma il dramma continua: i due sospetti, i fratelli Kouachi - cittadini francesi di origini algerine - sono ora barricati nell'azienda con almeno un ostaggio, che sarebbe il proprietario della tipografia - ma altre fonti parlano di 5 persone - e le autorità hanno avviato una trattativa con loro per evitare un ulteriore spargimento di sangue.
Il presidente francese Francois Hollande, intanto, si è recato a piedi dall'Eliseo al vicino ministero dell'Interno per seguire da vicino le trattative, ma anche per dimostrare al Paese che lo Stato non ha paura in queste ore drammatiche.
«L'epilogo è vicino», ha detto il prefetto di polizia di Parigi, riferendosi alla vasta operazione di polizia. E per Parigi è una lotta contro il tempo: si sta facendo tutto il possibile per prendere vivi i due terroristi ed evitare che muoiano da martiri.
La Francia ha mobilitato oltre 88.000 uomini per rispondere all'emergenza e durante la notte per le ricerche sono stati mobilitati tra l'altro cinque elicotteri. Le unità di èlite della polizia e della gendarmeria (Raid e GIGN) hanno passato al setaccio la Piccardia, dove - come a Parigi - è stato decretato il massimo livello di allerta antiterrorismo.
Armati, con casco e uniforme nera, gli uomini hanno pattugliato strade, controllando veicoli, perlustrando giardini, case, condomini, villaggi, fino ad arrivare alla stamperia. A Washington intanto, responsabili Usa hanno rilevato che i due presunti killer di 32 e 34 anni - Chèrif e Said Kouachi - erano iscritti da anni nella lista nera americana del terrorismo. Il più grande avrebbe anche effettuato un viaggio in Yemen per addestrarsi all'uso delle armi.
L'azienda di Damamrtin-en-Goele in cui i fuggitivi si sono rifugiati è un piccolo atelier di produzione di insegne, cartelli e stand per fiere, per clienti pubblici e privati, della società Creation Tendence Decouverte (CTD). I dipendenti sono quattro, ma non si sa quanti fossero oggi presenti sul posto. La struttura si trova in un'area industriale nella parte nord del comune di Dammartin-en-Goele, a fianco della strada nazionale 2 su cui era avvenuta la sparatoria.
Sono in corso negoziati fra gli attentatori e la polizia. Durante una conversazione telefonica, i due hanno detto di voler «morire da martiri». È quanto rivela ai microfoni di itelè il deputato dell'Ump (centrodestra) Yves Albarello, eletto del dipartimento in cui i due sono ora barricati. La frase, spiega Albarello, che si trova nella sala dell'unità di crisi approntata nel municipio di Dammartin-en-Goele, è stata pronunciata in un colloquio con rappresentanti della polizia, che stavano cercando di stabilire un contatto con i due fuggitivi barricati in un'azienda.
Uno dei fratelli Kouachi, incrociato stamane da un commerciante di Dammartin, ha detto «se ne vada, noi non uccidiamo i civili».
Eric, un uomo che abita poco distante dalla zona industriale dove i due fratelli Kouachi si sono barricati, ha raccontato: «Stamani alle 8:30 ho sentito due spari e ho pensato: ci siamo, li hanno messi all'angolo. Era chiaro che fossero in questa zona. È una questione di logica, se è vero che volevano tornare a Parigi. I miei figli? Sì stamani li ho mandati a scuola. Ma ora ci hanno detto che non usciranno al solito orario. Hanno diffuso l'invito ad aspettare. Abbiamo paura, ma forse ora siamo alla fine».
Circa 300 tra bambini e maestre si trovano in una scuola primaria a poca distanza da dove è in corso l'imponente operazione di polizia. Secondo testimoni i maestri hanno fatto stendere i bambini a terra per tenerli lontani dalle finestre e la scuola ha chiesto ai genitori di non andare a prendere i loro figli. Nell'istituto si cerca di mantenere la calma e la situazione al momento sembra essere sotto controllo.
Intanto dagli studenti di una scuola di Dammartin-en-Goele si sente provenire l'urlo «Charlie, Charlie!». Le serrande delle finestre sono quasi tutte abbassate ma qualche alunno riesce ad affacciarsi e a salutare le decine di giornalisti sul posto. Le autorità locali hanno dato l'ordine ai ragazzi di stare lontani dalle finestre ed è prevista nelle prossime ore l'evacuazione in sicurezza con degli autobus di circa 1000 alunni di 4 scuole.
Uno dei fratelli con Al Qaeda in Yemen. Fonti ufficiali di Sanaa confermano che almeno uno dei fratelli Kouachi è sospettato di aver combattuto nelle file di al Qaida in Yemen.
Obama all'ambasciata francese di Washington: «Vive la France». Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama si è recato intanto all'ambasciata francese di Washington, dove ha presentato le sue condoglianze per l'attacco di mercoledì alla sede di Charlie Hebdo. Il presidente ha firmato il libro di condoglianze ed è rimasto in silenzio per un minuto, prima di parlare con l'ambasciatore Gerard Araud. «A nome di tutti gli americani - ha scritto Obama - rivolgo il nostro più profondo cordoglio e solidarietà al popolo di Francia a seguito del terribile attentato terroristico a Parigi. Come alleati attraverso i secoli, ci troviamo uniti con i nostri fratelli francesi al fine di garantire che sia fatta giustizia e il nostro modo di vivere sia difeso». Il presidente americano ha poi concluso il suo messaggio scrivendo: «Vive la France!».