Riuscì a portare a termine il suo discorso, a fatica, mentre la gente lo vedeva spegnersi e gli urlava, impaurita: «Basta, Enrico!». Le gambe gli mancarono, fu tenuto sollevato dai collaboratori e riportato in hotel. Si coricò ed entrò in coma. Non si sarebbe più risvegliato. Ecco quegli istanti drammatici ripresi dalle telecamere.
Fu trasportato all’ospedale di Padova, ma era troppo tardi. Vi morì dopo quattro giorni di agonia, l’11 giugno. Emorragia cerebrale. Alle elezioni europee, sull’onda emotiva della morte del segretario nazionale, il Pci avrebbe superato per la prima volta la Dc, diventando il primo partito italiano.
Sono passati trent’anni da quelle ore drammatiche, in cui tutti gli occhi della politica nazionale - e non solo - furono rivolti verso la città di Padova. Le prime pagine del mattino di Padova di allora.
Nell’anniversario, gli sarà dedicata una targa commemorativa che sarà collocata nella piazza della Frutta, esattamente nello stesso luogo in cui pronunciò le sue ultime parole da leader politico: “Enrico Berlinguer, in questa piazza, il 7 giugno del 1984, fu colpito da un fatale malore. È rimasto nei cuori dei padovani e degli italiani come il simbolo di una politica pulita». Una targa realizzata dal Centro Studi Ettore Lucchini Onlus, che ha ricevuto l’autorizzazione del Comune.
E sono rimaste impresse nella memoria dei padovani che erano in piazza ad ascoltarlo, quella sera, quelle ultime parole di Berlinguer, riportate anche dai libri di storia: «Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda».
Fu un immenso choc nazionale, non solo per i militanti comunisti ma per tutti gli italiani, anche non simpatizzanti, che avevano comunque apprezzato la rettitudine dell’uomo politico sardo.
A Padova, in realtà, sempre in piazza dei Frutti, esiste già una targa dedicata al leader del Pci, incastrata tra due balconi a quattro metri d'altezza, dove è impossibile anche mettere una corona di fiori e dove passa decisamente inosservata.
In prima fila a quel comizio anche un giovane Flavio Zanonato: « Berlinguer quella sera veniva da Venezia, lo abbiamo accolto all'uscita dall'autostrada - ricorda il neoeletto parlamentare europeo del Pd, ex sindaco di Padova, ex ministro dei beni culturali -: in auto con lui c'erano Ugo Baduel, dell'Unità, e Antonio Tatò. Siamo arrivati al Plaza e abbiamo pranzato, c'erano anche Gianni Pellicani e Franco Busetto. Berlinguer è andato poi a riposare e nel pomeriggio ha scritto l'intervento a mano. Avevamo organizzato una cena con lui e i militanti alla sera da Carletto e quando si è sentito male ho salutato la gente dicendo che era stato colto da un piccolo malore. E sono corso al Plaza, dove Giuliano Lenci ha capito che non c'era più nulla da fare». Nelle foto qui sotto, a destra, Zanonato in ospedale in quei giorni e, a sinistra, il dottor Salvatore Mingrino che legge il bollettino medico.
Quelle ore drammatiche sono ancora vivide nel ricordo di Silvio Finesso, che all'epoca guidava la delegazione degli operai della Galileo di Battaglia Terme. E che racconta: "Avevamo incontrato il segretario alle 18,30, per parlargli della nostra situazione: la fabbrica era in crisi. Stava già male. Faceva fatica a parlare. Gli proponemmno di uscire a prendere una boccata d'aria, facemmo una passeggiata fino al Pedrocchi per un caffè. Poi ritornò in albergo al Plaza per un riposino. Da lì andò a fare il comizio. Io ero sul palco, dietro di lui, e stava malissimo".