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Ilva, condannati 27 ex dirigenti per le vittime dell’am

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  • Ilva, condannati 27 ex dirigenti per le vittime dell’am

    Articolo pubblicato il: 23/05/2014 ADNKronos fonte

    Pene complessive per circa 190 anni di reclusione sono state inflitte dalla seconda sezione penale del Tribunale di Taranto contro 29 ex dirigenti di Italsider ed Ilva nel processo per la morte o la malattia di operai causate dall’esposizione all’amianto sia nel periodo in cui la fabbrica era di proprietà pubblica sia dopo, quando è diventata di proprietà della famiglia Riva. Dalla lettura del dispositivo, da parte del giudice Simone Orazio, sono stati condannati 27 degli imputati, solo un assolto mentre non si procede per Emilio Riva, storico patron dell’Ilva, che è deceduto il 30 aprile scorso. La sentenza ha riconosciuti provvisionali milionarie, in particolare all’Inail.

    Le pene vanno da un minimo di 4 anni e mezzo a un massimo di 9 anni, quella più alte riguardano tre ex dirigenti dell’Italsider per il periodo in cui lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa era di proprietà pubblica, fino agli anni ‘90. Poi è subentrata l’Ilva. Sono stati condannati a sei anni di reclusione Fabio Riva e l’ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, entrambi indagati anche nel procedimento per disastro colposo. Le accuse nei confronti degli imputati, a vario titolo, sono omicidio colposo e l’omessa cautela nelle misure di sicurezza. Dal processo, in cui sono stati ascoltati molti testimoni, è emersa l’assenza o la grave negligenza nel disporre misure di sicurezza per preservare la salute degli operai dello stabilimento dalle fibre killer dell’amianto che hanno causato diversi decessi accertati (dal 1978 ai primi anni del 2000, secondo l’accusa) per tumore o mesotelioma, patologie di cui soffrono ancora altri ex operai.

    Al processo si erano costituiti parte civile l’Associazione nazionale mutilati e invalidi per il lavoro (Anmil), la Fiom-Cgil, la Uil, le associazioni Contramianto, Associazione nazionale amianto e l’Inail. Solo a quest’ultima è stata riconosciuta la provvisionale mentre i risarcimenti alle altre parti civili saranno giudicati separatamente. Accettata anche la richiesta di trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per falsa testimonianza per una posizione.

    Le condanne “segnano una discontinuità rispetto alla cattiva gestione e alle omissioni criminali che si sono avute in passato sull’Italsider e sull’Ilva”, commenta Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera. Ciò che è avvenuto “è il frutto avvelenato di una industrializzazione indifferente alle ragioni dell’ambiente e della salute - continua - e per questo priva di futuro, di colpe gravissime ed omissioni che riguardano anche la politica e le istituzioni che partono da lontano e arrivano fino a noi”. Bisogna quindi “superare questa pesante eredità”, serve “cambiare rotta e accelerare sui processi di riduzione dell’impatto ambientale dell’azienda e bonifica dell’area in atto, a partire dalla piena attuazione del piano di risanamento dell’Ilva’’.

    Il leader Fiom Maurizio Landini chiede al governo che nelle prossime settimane si avvii “una discussione su quanto sta accadendo” all’Ilva. “Il tempo è scaduto. La situazione è drammatica. C’è un rischio reale di fallimento. Chiediamo che, come prevede il decreto di commissariamento, si possa prevedere anche la presenza transitoria dello Stato nel capitale. Non un esproprio ma una funzione di garanzia degli investimenti”, sottolinea Landini a margine dell’assemblea delle Rsu della siderurgia italiana. “Se non si ricapitalizza l’azienda, c’è il rischio reale di portare i libri in Tribunale”, conclude.
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