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Call Center, paga da fame: 33 centesimi all'ora

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    e poi mi dicono che sono un nostalgico ...........giustizia popolare gente i tempi degli schiavi non sono finiti pezzi di m....
    fonte tarantosera
    Call Center, paga da fame: 33 centesimi all'ora

    ​La denuncia di Andrea Lumino, segretario generale della Slc Cgil di Taranto

    Cronaca Taranto mercoledì 20 dicembre 2017
    di La Redazione

    «In vent’anni nulla è cambiato nel mondo del lavoro, tranne il fatto che ora la legge c’è e gli avvocati della Cgil hanno intenzione di utilizzarla nel settore del Call Center, una sorta di Far West dei diritti dove donne e uomini disoccupati vengono sfruttati».

    Andrea Lumino © Tbs
    Ieri mattina , nel corso di una conferenza stampa, Andrea Lumino, segretario generale della Slc Cgil di Taranto, ha denunciato: «su un sito di annunci online si parla di una azienda di Lecce, con sede a Taranto, che propone 12 mila euro annue con il lavoro di call center a paga contrattuale. Di tutt’altro tenore il racconto delle lavoratrici, sette in tutto, che dopo un periodo di lavoro da metà ottobre fino a dicembre, si sono licenziate dopo aver avuto, non la busta paga, bensì il primo bonifico allucinante di appena 92 euro per un mese di lavoro. Alle rimostranze l’azienda ha risposto che se per 5 minuti si lascia il posto per andare al bagno, o si arriva con tre minuti di ritardo, si toglie un ora di lavoro.
    Ho più volte fatto il conto con la calcolatrice - ha aggiunto Lumino - e veniva 33 centesimi l’ora a fronte delle 6 ore 30 per contratto. La vertenza ora assume tutto il valore pubblico della tutela dei diritti delle lavoratrice da una condizione di palese sfruttamento. Abbiamo interessato i nostri legali che hanno detto che è interessante collegare questa situazione alla legge sul caporalato per i risvolti penali, per questo motivo abbiamo preparato esposto denuncia da parte delle lavoratrici e del sindacato da inviare alla Procura della Repubblica, al sindaco di Taranto, al Presidente della Provincia e al Prefetto perchè intervengano su questo aspetto di tutela dei diritti delle persone e del lavoro. Un tema quindi da porre al mondo politico istutuzionale per alzare il tono nei confronti dei questo mondo del lavoro moderno. Un lavoro deregolamentato, dove non c’è un etica da parte della committenza e che riguarda tutto il mondo delle telecomunicazioni e della telefonia, e anche parte dello Stato.
    Quello del call center è un settore del mercato del lavoro malato, spesso alle prese con leggi sfavorevoli, con aziende che andrebbero controllate con l’antimafia e dove i committenti, pensano solo al risparmio ricavato sullo sfruttamento di chi lavora che è l’anello più debole della catena e dalla cui parte noi come Cgil, staremo sempre. Se il committente non interviene, lo riterremo correo di questa situazione: questo non è lavoro e queste aziende vanno chiuse. Le istituzioni si schierino al nostro fianco e firmino il protocollo sulla legalità per i call center che abbiamo proposto lo scorso mese. Se dovesse inoltre essere possibile estendere le sanzioni previste dalla legge sul caporalato a questo settore (le condizioni sono esattamente le stesse) agiremo a fondo sia su questo che in tutti gli altri casi. Non è stato toccato solo il diritto del lavoro - ha concluso il segretario della Slc Cgil di Taranto, Andrea Lumino - ma la dignità delle persone e di una comunità che non può continuare a subire tutto o ad essere ricattata in nome della crisi».


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